com’è profondo il mare

L’arrivo in Honduras è stato piuttosto impattante. Qui ti dimentichi la dolcezza dei maya e della loro aria dimessa. Degli indigeni quasi sembra non esserci traccia, almeno sulla costa. Tutto sembra essere più malizioso, meno garbato, più gridato; gli uomini con le donne hanno un fare poco raffinato direi. Per la prima volta in sette mesi mi sono sentita guardata come ti guardano da Roma in giù e ho iniziato a preoccuparmi se indossare la gonnellina a fiori o i bragaloni all’Alaskese.

Alla frontiera ci hanno accolti un sole calorosissimo e un chicken bus hondureno, zeppo di ex galeotti che commentavano a squarciagola i culi delle ragazze che incrociavamo sulla strada e trattavano di marijuana e di soldi come fossimo a Scampia. Sostiamo la prima notte a Puerto Cortez in un hotel tra i più squallidi mai visti e solo uscendo ci rendiamo conto che, come tanti altri, è un hotel a ore dove regalano preservativi e dove sulle pareti sono immancabilmente affissi cartelli di prevenzione alla SIDA (l’AIDS sembra essere molto diffusa in Honduras  di pari passo con il fenomeno della prostituzione). Ci fermiamo a Tela, tanto decantata dai nostri amici chapin, ma che tanto ci delude per la spazzatura sulla spiaggia, per l’arroganza dei lanceri, insomma dopo una sosta obbligata dal mare burrascoso al porto di La Ceiba, non ve lo raccomandiamo di certo, arriviamo ad Utila, quasi quindici giorni fa. Con una settimana di ritardo veniamo a conoscenza della morte di Lucio Dalla, caro compagno di viaggi, che chiuso nella sua audiocassetta, non smetterà certo di farci compagnia per un infarto del cazzo!

Inchiodarci qui era quello che programmavamo da mesi. Un’isola caraibica nel nulla, con una casa tutta per noi, il pescatore Zorro come vicino, un corso di immersione e dei nuovi amici.

Vi scriviamo da una sedia a dondolo della nostra casetta, tre camere da letto, super sala,  cucina, a 45 euro a settimana.

Siamo sul Jewel Cay, un atollo, senza spiagge ahimè, da cui partono le immersioni migliori della zona. Qui è possibile vedere la netta differenza tra le tre etnie che popolano questa zona: i garifuna, scurissimi, che parlano alternatamente spagnolo e inglese con una forte cadenza afro, gli hondureni arrivati dalla costa che parlano spagnolo e gli originari abitanti di Utila, che quasi pallidi e dall’acne perenne, parlano fieramente un inglese masticato e ingarbugliatissimo. Qui non una macchina, non un suono innaturale. Utila, invece, più caotica, si rivela affascinante per una pizza italiana deliziosissima seppur a caro prezzo, per il Treetanic che tanto ci ricorda il surrealismo di James a Xilitla (Messico), per le strade inesplorate dai turisti percorribili in bicicletta. Peccato il rumore e il traffico dei golfcar, degli scooter e delle moto. Così il silenzio, il vento e l’assenza di zanzare ci trattengono sull’isolotto.

Carlo dopo un Open Water in cui ha tentato il suicidio per asfissia, è arrivato a fare l’Advance, trasformandosi praticamente in un pesce; io al contrario, fallito il tentativo di rinfrescare il brevetto tahilandese, mi sono crogiolata per due settimane in paranoie sul mio senso di estraniamento e di impotenza di fronte a tutti i mondi paralleli, come può essere quello sottomarino. Ma alla fine, trionfante, rinfrescata la memoria, ci immergiamo insieme. Abbiamo scelto, malgrado l’organizzazione non sia il suo forte, il Captain Morgan, unica scuola che da Utila ti permette di alloggiare sul Jewel Cay e che fa immersione a nord, dove la barriera dà il meglio di sé: pesci toro, pesci trombetta, aragoste, squali, tartarughe, pesci leone, razze centenarie, cavallucci marini, disco fish, relitti di navi sommerse, delfini…

Ad uno sputo dall’atollo, c’è il Water Cay, paradiso caraibico quasi tutto per noi. Raggiungibile in canoa o in lancia, diventa quello che abbiamo sempre sognato, a 2 euro a ingresso…il proprietario, purtroppo, pare essere figlio di un narcotrafficante assassinato qualche anno fa.

Veniamo a sapere che poco lontano esistono anche due atolli, Little e Sandy  Cays, affittabili per intero a poco più di 70 euro a notte, ovviamente meglio riservare con molto anticipo; sarà il regalo che ci faremo per un prossimo viaggio.

http://www.aboututila.com/AccomInfo/Little-Cay/Index.htm

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